O con Vendola o con Adinolfi

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Vorrei poter dire che le reazioni alla paternità di Nichi Vendola mi hanno sorpreso e un po' scandalizzato - soprattutto quelle venute da sinistra - ma purtroppo non è così. Si tratta di reazioni prevedibilissime, quasi automatiche, che spiegano abbastanza bene perché l'Italia ha una legislazione molto arretrata su questi temi (no, non è colpa di Adinolfi o delle sentinelle in piedi: loro al massimo ne approfittano, come è giusto che la squadra di tiro alla fune scarsa ma costante approfitti di un avversario che non ha capito da che parte bisogna tirare).

Chiariamo subito la mia opinione: per me non si può e non si deve impedire a nessuna persona in possesso delle sue facoltà di avere un figlio, e quindi nemmeno a Vendola. Non lo chiamo esattamente diritto, non credo che la collettività debba adoperarsi perché chiunque possa avere un figlio; ma se qualcuno vuole averne uno, coi mezzi che la tecnologia oggi consente (maternità surrogata), non credo nemmeno che la collettività si debba mettere in mezzo.

Non ritengo peraltro che ne sia capace, nei tempi medio-lunghi: sul serio credete di poter impedire a chi porta un utero di disporne come vuole? Come intendete recintarli, esattamente, questi uteri? Non si era appena deciso che appartenevano alle portatrici? Io la penso così, e in seguito cercherò di difendere questa opinione senza insultare chi la pensa diversamente. Non sarà semplice, perché davvero, nulla mi infastidisce più di un prepotente: e quando arriva qualcuno a spiegarmi che la sua idea della genitorialità è l'unica giusta, e che gli altri dovrebbero essere genitori soltanto alle condizioni dettate da lui, ecco: a me questa sembra prepotenza. Io non vengo a dire a voi come dovreste essere genitori. Se non volete figli in provetta, non fateli.

Paradossalmente, mi arrabbio meno coi cattolici. Loro perlomeno sanno quello che vogliono e soprattutto quello che non vogliono. Le loro opinioni sono basate su assunti non dimostrabili, ma coerenti: per loro la libertà della donna di disporre del proprio corpo viene dopo il diritto del nascituro. Quest'ultimo, malgrado debba ancora nascere, secondo i cattolici ha idee molto chiare: desidera una famiglia naturale composta da almeno un padre e la madre. Loro la pensano così, e si comportano di conseguenza. Se vinceranno loro, l'utero sarà effettivamente recintato e riassegnato a un Ente morale che col pretesto di impedire "l'affitto" veglierà affinché nessuna portatrice ne disponga troppo liberamente. La stessa definizione di "utero in affitto" tradisce il disprezzo degli eredi degli antichi padroni, che possedendo tutto non avevano bisogno di affittare nulla. Ma insomma quella è la direzione in cui tirano la corda, e secondo me è quella sbagliata: quindi tiro dall'altra parte. A volte mi lamento perché barano (tutta l'offensiva sul "gender"), ma non li biasimo certo per il fatto che stiano tirando in direzione opposta alla mia. È lo scopo del gioco.

Nutro viceversa un'insofferenza crescente per chi ha deciso di stare dalla mia parte ma forse non ha capito dove stavamo tirando: e adesso sta lì, si guarda smarrita e impiccia i compagni di squadra. Davvero, se per voi il nascituro ha il diritto naturale di avere un padre e una madre, dovreste passare dall'altra parte. Non è niente di personale. Se appena scoprite che da qualche parte nel mondo una donna ha deciso di ospitare per nove mesi un nascituro dovete immaginare che ci sia stata una costrizione - se siete sicuri che Vendola e il suo partner abbiano pagato, e trovate che pagare in cambio del temporaneo e consensuale uso dell'utero equivalga alla mercificazione del corpo - evidentemente ritenete che esista nel corpo qualcosa di sacro che quel corpo non può gestire in autonomia.

E allora, scusate, cosa ci fate qui? Vi servirà un Ente morale che decida cosa si può vendere e cosa no, cosa si può affittare e cosa no: le braccia sì, altrimenti non avremmo agricoltura nemmeno nei nostri campi di pomodori; le corde vocali sì, altrimenti io non potrei sopportare di ricevere uno stipendio. I reni, forse? Ma perché non avete mai denunciato la mercificazione dei reni? non è un po' sospetta questa cosa? L'utero, sicuramente. L'utero per voi è sacro, l'utero non può essere gestito dall'individuo, davanti all'utero si deve sospendere qualsiasi forma di economia? Ok, allora scusate, avete sbagliato squadra.

Quelli che credono nelle cose sacre sono dall'altra parte: quelli che pensano che l'economia non sia semplicemente il modo in cui gli uomini gestiscono gli scambi tra loro, ma una degenerazione di quel bello stato di natura in cui al limite si barattava un pesce per un pomo, sono di là. Sono anche ben organizzati, hanno una gerarchia che si difende bene, e tuttavia non preoccupatevi: sono molto ospitali con le pecorelle smarrite. Sedicenti comunisti che rinnegano l'economia, sedicenti femministe favorevoli a recintare l'utero e a regolarne i comportamenti: cosa state facendo ancora qui? Scusate, ma noi saremmo quelli progressisti: magari ci poniamo qualche problema su come andare avanti, ciò non toglie che è avanti che vogliamo andare. Voi invece avete in mente l'eden del matriarcato, magari con un po' di baratto. Non ha neanche senso litigare. Diciamo che c'è stato un grosso equivoco, e ognuno proceda per i fatti suoi.
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fammi andar fuori, come una vescica al sole

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Proud to be dumb

Erano un milion
e, erano un milione e mezzo, ma che importa? Se l'Italia è il paese delle mille parrocchie, un milione non è nemmeno un granché. Forse i politici di sinistra avrebbero dovuto reagire facendo spallucce: un milione? Tutto qui? E i quotidiani di sinistra avrebbero dovuto titolare: Appena un milione a San Giovanni. Perché la battaglia delle idee si combatte così.

E invece no, un milione è tanto. Tantissimo. Perché va confrontato con un altro dato: i signori che sono andati in Piazza Navona perché orgogliosi di essere laici. Qualche migliaia di orgogliosi. Complimenti. Una curiosità: chi vi ha invitati? Da chi è partita l'idea? Tiro a indovinare: i radicali. Sempre così intelligenti. E così pochi. Così orgogliosi di essere in pochi a essere intelligenti. Tanto orgoglio e tanta intelligenza, non c'è dubbio, in Piazza Navona ci stavano stretti.

E' un po' come parlare del Sole. Sapete quanto è grande il Sole? Potrei darvi un numero, ma non vi direbbe nulla. Invece vi faccio vedere una foto: c'è un pezzo di sole, e un puntino azzurro a destra. Il puntino azzurro è la Terra. Ecco: adesso avete un'idea di quanto sia grande il Sole. Per farvi un'idea della sua grandezza, vi serviva un punto di riferimento. Qualcosa di relativamente molto piccolo.

Ora sapete anche quant'è forte il familismo militante cattolico in Italia, o, se preferite, quanto sia debole l'orgoglio laico. Il primo riesce a mobilitare mille volte più persone del secondo, nella stessa unità di tempo e in uno spazio contiguo. Se era una gara, l'orgoglio laico l'ha persa mille a uno. Chi dobbiamo ringraziare per questo bel risultato?

I radicali. Se non esistessero, andrebbero inventati. E siccome quantitativamente, oggettivamente, non esistono, ogni tanto io me lo chiedo: ma chi è che li inventa? E perché lo fa? E perché c'è sempre qualcuno così orgoglioso da cascarci? Mah. La mia risposta alla domanda è Mah.
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chi è senza peccato

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Che vergogna?

L’antefatto: in seguito ad alcune dichiarazioni del Portavoce della Conferenza Episcopale Italiana, card. Bagnasco, che sembravano equiparare le coppie di fatto agli incesti e alla pedofilia, sul muro del Duomo di Genova è apparsa la scritta “Bagnasco vergogna”. La scritta ha fatto molto scalpore: il card. è stato messo sotto scorta…

“Paolovi a Pioxii, Paolovi a Pioxii, rispondi Pioxii”.
“Qui Pioxii, novità?”
“Niente di nuovo. L’uomo-rosso si è svegliato alle sei, come al solito”.
“Durante la notte? Sonno standard?”
“Secondo i sensori ha scalciato un po’ durante la fase REM, ma niente di insolito”.
“Sì, lo fa più o meno tutte le notti. Il capitano dice che è ok, mica possiamo impedirglielo”.
“Mia cognata che prendeva a calci mio fratello nel sonno prende una pillola che…”
“No Paolovi. Il capitano ha detto di no. Ora dov’è l’uomo-rosso?”
“In corridoio. Ha finito la colazione e sta per entrare nello studio”.
“Mi raccomando, Paolovi, massima attenzione. Comincia la rassegna stampa mattutina”.
“Confermo, Pioxii. Ha iniziato con Avvenire. Tutto bene”.
“Riesci a vederlo bene, Paolovi? L’ufficio è illuminato? Nessun disturbo?”.
“Nessun disturbo. Ha preso in mano Il Sole 24 Ore. Nulla da segnalare”.
“Bene così. Ma chiamami al minimo…”
“…un momento, Pioxii! L’uomo-rosso ha aggrottato il sopracciglio! Ripeto, ha aggrottato il sopracciglio!”
“Riesci a capire cosa sta sfogliando?”
“Un attimo. Sembrerebbe… è la Repubblica. Cronaca nazionale”.
“Fammi vedere. O-cacchio”.

Firenze - Anni di violenze, psicologiche e fisiche, di plagi e coercizioni nei confronti di bambini, ragazzi, intere famiglie, abusi e violenze sessuali su bambine e ragazzine minorenni, consumati nell´ombra di una canonica e mai venuti a conoscenza di nessuno fino ad oggi.


“Pioxii, mi ricevi?”
“Forte e chiaro, Paolovii. Il sopracciglio è ancora aggrottato?”
“C’è di più. L’uomo-rosso ha portato la mano alla fronte. Ripeto. L’uomo-rosso ha portato la mano alla fronte”.
“Maledizione!”

Ed è innanzitutto alla Chiesa, anziché ad avvocati e tribunali, che si rivolgono fin dal gennaio 2004, inviando alla Curia di Firenze esposti e memoriali, e ottenendo vari incontri personali - prima con l´allora arcivescovo Silvano Piovanelli e poi con l´arcivescovo Ennio Antonelli e con l´ausiliare Claudio Maniago. Con l´unico risultato, nel settembre 2005, di un trasferimento del "priore" «per motivi di salute» in un´altra parrocchia della Diocesi. Da qui la decisione di appellarsi al Papa. La prima volta con una lettera del 20 marzo 2006, con allegati dieci dettagliati memoriali di venti vittime di abusi, a cui risponde il cardinale Camillo Ruini, ricordando alle vittime, sentito Antonelli, che il sacerdote sotto accusa dal 31 marzo ha lasciato anche la Diocesi e augurandosi che questo «infonda serenità nei fedeli coinvolti a vario titolo nei fatti».


“Che faccio, Pioxii, intervengo?”
“Sì, intervieni. Non possiamo correre il rischio. Via! Fuori!”

“Fermi là, Eminenza! Mani in alto, bene in vista!”
“Ma in nome di Nostro Signore Santissmo, cosa c’è? Chi è quest’uomo nascosto nella mia credenza?”
“Eminenza, voglia scusarmi! Sono un uomo della sua scorta, nome in codice Paolovi”.
“Paolovi? Che nome singolare. E perché mi sta spiando, Paolovi?”
“Ordini superiori, Eminenza. Lei lo sa di quella brutta scritta…”
“Mi è senz’altro giunta la notizia. Ebbene?”
“Ebbene, è mio specifico dovere impedire che scritte come queste si possano realizzare”.
“E cioè…”
“E cioè noi vegliamo giorno e notte affinché lei non si debba mai vergognare, e abbiamo il dovere di intervenire qualora lei accenni anche il minimo segno di vergogna”.
“Ma io non mi stavo vergognando. Di cosa dovrei vergognarmi?”
“Eminenza, si stava stropicciando gli occhi con le dita, col dovuto rispetto…”
“Un bruscolino nell’occhio, agente. Tutto qui”.
“Ah. Quindi lei non si stava…”
“Ma no. Si figuri. Posso abbassare le mani adesso?”
“Ma certo, ma certo eminenza. Mi scusi ancora. Vuole un fazzoletto?”
“No. Ho i miei”.
“La prego di scusarmi ancora”.
“Non c’è nulla di cui scusarsi: ognuno risponde ai suoi superiori. Ma riferisca ai suoi che tanto zelo è eccessivo. In fondo è solo una scritta sul muro. Basta una mano di bianco”.
“È davvero così facile?”
“A Dio piacendo, sì. A chi sciogliamo in terra, le ricordo, sarà sciolto anche in cielo. Vada, vada”.
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roba da Amintore

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Fanfani la metterebbe in questi termini:

Con il Dico, vostro marito potrà lasciarvi e fuggire col maggiordomo: e qualora l'insano connubio resistesse alla crisi dei 9 anni, al maggiordomo spetterebbe anche una fetta d'eredità. Sodoma e Gomorra.
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ma che Dico

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3285 di questi giorni
J'ai l'honneur de
Ne pas te demander ta main
Ne gravons pas
Nos noms au bas
D'un parchemin

Allora, verifichiamo se ho capito bene. Dovrò vivere con una persona.
Dovrò amarla e rispettarla.
Dovrò passarle il telecomando, se me lo chiede. Per le pulizie ci organizzeremo, ma è facile che la rimozione della spazzatura tocchi a me. Anche quella sua. Che puzza in un modo diverso dalla mia. Dovrò farci l’abitudine.
Dovrò portarla al cinema, al teatro, ai concerti, e offrirò io. Curerò la puntualità, ma guiderò piano, perché il colpo di frizione la innervosisce.
Guarderò, a braccetto con lei, centinaia di migliaia di vetrine piene di vestiti inspiegabilmente più interessanti di altri. Sbarrerò gli occhi per non chiuderli, soffocherò migliaia di sbadigli finché non mi verranno i crampi.
Le farò da mangiare, se proprio non c’è alternativa. Le farò la colazione. La sveglierò con le buone o le cattive. Se è malata, veglierò su di lei, a casa o al Pronto Soccorso. Visiterò i suoi parenti con una certa frequenza. Andrò a matrimoni e funerali.
Dovrò desiderare solo lei. Dovrò perdonarla, se lei non desidera più soltanto me. Dovrò portare pazienza, tanta pazienza, per quanto? per nove anni.
Nove anni. 3285 giorni, più bisestili.
Dopodiché, avrò dei diritti.

Dei diritti. Ora, io non è che voglio la polemica a tutti costi. Siamo nel Paese in cui siamo, con la maggioranza che abbiamo, con l'affitto che dobbiamo al Papa, ecc. ecc.. Ma nove anni? Quando i matrimoni di Santa libera Chiesa in libero Stato ne durano ormai due o tre? E io, che ho pagato perfino più tasse, devo soffrire il triplo senza nessuna copertura, e alla fine mi date dei diritti? Ma io dopo nove anni io non voglio dei diritti.
Io voglio una medaglia.
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Rapporti sessuali verticali

Caro Leonardo, come va?
Come vuoi che vada.
Non mi faccio illusioni. So cosa mi sta succedendo, era previsto, era descritto. E so cosa accadrà. Nulla di buono per me, in definitiva. Non si spianeranno le rughe sulla mia fronte, non mi cresceranno i capelli; non si spegnerà il fuoco allo stomaco, né il mal di schiena; i ricordi continueranno a sbiadire e i sogni a non farsi ricordare. È solo primavera, una in più, una in meno. Non si rinasce in primavera, al limite ci si innamora, e non c'è nulla di eccezionale in qsto. Era previsto. E quando dico 'previsto' non mi riferisco mica a horus o barbanera, heh. È stato Arci.

Fu una delle prime volte che ci rivolgemmo la parola – già ci conoscevamo di vista, eravamo membri di un'associazione che poi confluì in un partito che si scisse in due tronconi, di cui il nostro passò in clandestinità e si federò a un'altra rete di movimenti che organizzava spesso riunioni a San Petronio, prima che la città prendesse qsto nome. Eravamo in pausa pranzo e lui mi stava spiegando che faceva nella vita.
"Ricercatore".
"Pure tu, un'orda, siete. E che ricerchi?"
"Statistica applicata alla sociologia. Studio i rapporti sessuali verticali".
"Ah, sì. Interessanti, anche se io preferisco…"
"No, non in quel senso. Per 'verticale' si intende intergenerazionale: i rapporti sessuali tra individui di generazioni diverse".
"Mm".
"Non fare qlla faccia. Fino a cento anni fa erano i rapporti più frequenti, anzi, a ql tempo erano i rapporti tra individui della stessa generazione a esorbitare dalla norma. Il matrimonio 'standard' prevedeva una differenza di 15-25 anni tra uomo e donna. Poi qlcosa è cambiato, e non è chiaro il perché".
"La parità dei sessi…"
"La parità dei sessi è un grosso problema, da un punto di vista sociale, perché crea un conflitto in più. È chiaro che due persone della stessa età, con esperienze magari diverse, ma di cui si riconosce la pari dignità, non potranno che entrare in competizione e lottare per il predominio, fino a far scoppiare il rapporto di coppia. I matrimoni intra-generazionali, cioè tra persone della stessa generazione, durano in media 15 anni".
"Perché, i rapporti tra vecchi e ragazzine durano di più?"
"Buffo, sì".
"Che?"
"È un dato molto curioso, che nessuno ha interesse a divulgare, comunq sì. I matrimoni intergenerazionali sono più stabili. In pratica, accade che in coppie di qsto tipo non ci sia una vera lotta per la conquista del ruolo di capofamiglia, perché nella prima parte del rapporto esso spetta di 'diritto' al coniuge più anziano, mentre in seguito…"
"…il vecchio rincoglionisce e la signora prende il comando".
"In pratica sì, ma qsto succede anche a sessi scambiati, sebbene siano casi più rari. In pratica, la lotta per il predominio viene sostituita dal normale avvicendamento biologico. Il coniuge più debole sa che un giorno sarà il più forte, e qsto rende più sopportabile la sua momentanea sudditanza. E poi c'è un aspetto fondamentale: il trapasso delle nozioni sessuali".
"Sarebbe a dire…"
"L'educazione sessuale. Sai che è solo con la diffusione della coppia orizzontale che nasce la moderna educazione sessuale. E perché nasce? Perché un maschio e una femmina alla prima esperienza non hanno la minima idea di cosa fare e perché. Con la coppia orizzontale viene a mancare un aspetto fondamentale della conoscenza sessuale: il trapasso delle nozioni".
"Se ho ben capito, stai dicendo che era meglio nell'Ottocento. I ragazzini imparavano educazione sessuale al casino…"
"Con professioniste più anziane di loro, esatto".
"E poi si sposavano verginelle sedicenni e…"
"E trasmettevano in qsto modo le loro nozioni sulla pratica sessuale".
"Lo trovo ripugnante".
"Ma funzionava".
"Ma che vuol dire funzionava, anche il calesse coi buoi funzionava".
"E funziona. E non ha mai smesso di funzionare. In realtà è stato dimostrato che anche in una società orientata verso i rapporti orizzontali, l'iniziazione sessuale avviene per via verticale. Cerca di ricordare le tue prime esperienze sessuali. È probabile che tu ti sia rivolto, istintivam, a una partner più esperta di te".
"Che mi diede picche".
"Vedi qnt'è frustrante, ai nostri giorni? In ogni caso, per diversi anni la tua pratica sessuale è stata (mi auguro) piacevole, in quanto scoperta, processo di conoscenza. Oggi, probabilm, hai scoperto tutto ql che dovevi scoprire".
"Ma mi diverto ancora molto".
"Infatti sei ancora relativam giovane, per gli standard attuali. Ma è inevitabile che da qui a vent'anni inizierai a rivolgerti a partner più giovani. Trarrai piacere non più dallo scoprire, ma dall'insegnare".
"Non credo che avrò nulla da insegnare a…".
"Qsta è una tua valutazione razionale, di cui tra vent'anni la tua libido si fregherà altamente".
"La mia libido".
"Tra vent'anni ti suggerirà di instaurare rapporti di coppia verticali con ragazze di vent'anni più giovani".
"Beh, sarà molto difficile, non lavorando io all'università".
"Ih, ih, in effetti l'ambiente accademico è una delle poche oasi dove è possibile coltivare i rapporti verticali al giorno d'oggi. Non che siano particolarm incentivati. Ma altrove non sono nemmeno tollerati. Ed è un grande problema, perché sempre più uomini e donne tendono a cercare partner intergenerazionali. Purtroppo la società non fornisce molti luoghi adatti a intrattenere qsto tipo di relazione. E qsto è uno dei motivi per cui sono qui".
"Qui dove? A un congresso di un movimento politico clandestino?"
"Ssst. Non dirlo in giro".
"Vuoi dire che sei qui perché stai facendo una ricerca sul sesso nei…"
"Nei movimenti politici. È buffo, ma il secondo luogo più adatto dopo l'accademia, per i rapporti verticali, sembra essere il movimentismo politico. Avrai notato anche tu che tende a essere sempre più intergenerazionale: vai a un forum e ci trovi la diciottenne, il ventiquattrenne, la trentaseienne, il quarantacinquenne… Guardati in giro".
Io lo feci: mi guardai in giro e vidi Concetta (che non si chiamava così) puntare dritta verso di me, con un plico di fotocopie in mano. "È una mezz'ora che ti cerco. Hai visto Defarge?"
"È senz'altro giù al bar che complotta. Ti posso presentare…"
"…dopo. Ho qui un messaggio che devo portare a Defarge subitissimamente. Ci vediamo. Un bacio. Ciao".

Vidi che Arci si mordeva le labbra, in un'espressione che avrei imparato ad associare all'imbarazzo.
"Carina, è la tua ragazza?"
"Sì".
"E avete più o meno la stessa età".
"Pochi mesi di differenza, sì".
"Complimenti".
"Abbiamo tutte le statistiche contro, vero?"
"Ah, ma il futuro è molto incerto. E poi: sai qual è il rapporto tra le statistiche e gli individui?"
"No".
"È un rapporto orizzontale. Le statistiche si fottono degli individui. E gli individui si fottono delle statistiche".
"Grazie".
"Ma di che".
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Il Trimonio spiegato a mia figlia (2)

Continua da venerdì.
Sto spiegando il Trimonio a mia figlia, che è perplessa.
Ora siamo su divano, davanti a noi Supernet mostra il Pontefice che si sbraccia dal balcone di una clinica. Non ho mai capito se giornalisti e spettatori siano solo contenti della guarigione, o se non sperino di assistere di persona a una polmonite fulminante. Dev'essere un ambiguo misto di tutt'e due.
Dall'altra parte di una parete di cartone, so che Concetta mi ascolta. So che ha gli occhi sbarrati e non riesce a dormire. La conosco troppo bene.

"Non ho capito, papà. La Bibbia dice che ci si deve sposare in tre?"
"No, però non dice neanche il contrario. E molti personaggi importanti avevano due mogli, come Abramo o Giacobbe".
"E c'erano anche donne con due mariti?"
"No, questo in effetti è un'assoluta novità".
"Quando sono grande, voglio avere due mariti".
"Hai ancora molto tempo, per fortuna".
"E poi voglio avere un bambino".
"Ma se ti sposi con due uomini, dovrai averne almeno due".
"Perché due?"
"Ogni Trimonio deve produr mettere alla luce due bambini, è la regola".
"Ma se uno non se la sente?"
"Tesoro, avere bambini è molto importante. Un altro dei motivi per cui fu istituito il Trimonio, era il fatto che se ne facevano sempre meno. A un certo punto tutte le coppie facevano solo un bambino, e così nel giro di una generazione gli italiani rischiavano di diventare la metà, mi segui? E questo non andava bene".
"Ma non potevano farne due?"
"No, diventava sempre più faticoso, e sia la mamma che il papà dovevano lavorare".
"E se uno dei due stava a casa?"
"Non c'erano abbastanza denari per crescere i bambini. Ma Arci aveva pensato anche questo. Lui ragionava in questo modo: non c'è nulla di grave se caliamo un po', ma non dobbiamo dimezzarci. Allora possiamo fare così: invece di avere due genitori che produc che fanno un bambino, con un calo demografico del 50%, noi possiamo avere tre genitori che ne fanno due, riducendo il calo del 33%. Questo funziona anche per il lavoro: se chiederemmo a ogni madre di famiglia di stare in casa a badare ai bambini, noi ridurremmo la forza produttiva del Teopop al 50%. Ma col Trimonio, noi possiamo avere due coniugi che lavorano, e il terzo che sta a casa e bada ai due bambini. Risultato: 66% di forza produttiva esterna, 33% di autogestione familiare, e…"
"Papà, noi le percentuali a scuola non le abbiamo ancora fatte".
"Scusa, hai ragione. Ma insomma, il Trimonio risolveva un sacco di problemi".
"A me non sembra tanto".

Ora le cose si fanno difficili. Cerco di abbassare il volume di Supernet, invano. Ultimam il comando del volume non funziona più tanto bene. Spegnere non è il caso, darei una brutta immagine della famiglia, e poi magari la bambina si spaventa.

"Tesoro, non devi pensare soltanto a noi. Arci pensava alla situazione generale, non ai casi particolari".
"È vero che una volta mamma Sunta non era sposata con voi?"
"Sì, all'inizio c'eravamo soltanto io e Conci. Ci siamo sposati nel giorno del nostro bisbattesimo, ricordi? L'otto…"
"L'otto dicembre, Immacolata Concezione, per cui tu ti sei chiamato Immacolato e lei si è chiamata Concezione, anzi Concetta, me l'hai detto ottantamila volte, papà".
"E dopo un po' è nato quel debosciato di tuo fratello".
"Cosa vuol dire debosciato?"
"Hai presente tuo fratello? Ecco. Poi io sono andato in un lungo… lungo…"
"Viaggio d'affari".
"Per conto del Teopop, esatto, e mentre ero via mamma Conci ha fatto amicizia con mamma Sunta, che ti stava aspettando, così quando hanno fatto domanda al Teopop di sposarsi, il Teopop si è commosso e ha chiesto che io… che io tornassi dal mio lungo viaggio, e così siamo diventati un perfetto Trimonio, con due figli, un papà e una mamma che lavorano e un'altra mamma che sta in casa. Fine".
"C'è una cosa che non ho capito".
"Lo so, ma te la spiego un'altra volta, è ora di lavarsi i denti".
"Però, papà, quando tu eri giovane il Trimonio non esisteva".
"No".
"E adesso ti sembra una cosa normale".
"Certo tesoro, la cosa più normale che c'è".
"E allora quando io sarò grande, ci si potrà sposare in quattro, sembrerà una cosa normale".
"Ancora con questa storia? No, tesoro, non ci si potrà mai sposare in quattro".
"E come fai a saperlo, papà? Conosci il futuro?"
"No, ma… insomma, in quattro non avrebbe senso".
"Invece in tre ha senso".
"Sì, in tre ha senso. È molto meno divertente di quel che credevamo, ed è difficile, ma io sono tanto contento di essere sposato con le due mamme, e di essere tuo papà".
"Papà, io vorrei parlare con Arci".
"Tesoro, è impossibile, Arci è andato via".
"E nessuno sa dove?"
"No, nessuno sa dove. Buonanotte".

***

"Sapevo che eri sveglia".
"Ciao".
"E piangi, pure? È qualcosa che ho detto?"
"No, no sei stato abbastanza bravo. Ma lei è tanto piccola…"
"È ancora per Assunta, allora?"
"No, la puttana non c'entra. Ho fatto una cosa terribile".
"Tu? Hai comprato altra conserva scaduta?"
"Seh".
"Assunta, ce la faremo anche stavolta. Basta bollirla a bagnomaria, e i batteri…"
"Ho bisogno di soldi ".
"Va bene. Appena arriva la busta di gennaio, di solito a metà febbraio arriva…"
"No, Mac. Io ho bisogno di soldi adesso".
"Adesso?"
"Entro la settimana minimo".
"Ma il prestito…"
"È appunto il prestito che è scaduto due settimane fa ed è da saldare con gli interessi".
"Però, come passa il tempo. Va bene, lo sai dove tengo la mia scorta, no?"
"Certo che lo so".
"E allora?".
"Ho fatto una cosa terribile".

Ahi.

"Non so cosa mi sia preso, io… ero sicura di vincere".
"Di vincere cosa? Concetta, eri sicura di vincere cosa?"
"Su Supernet continuavano a dire: 'giocate, giocate, si vincono i miliardi…'"
"Ti sei giocata la mia scorta al lotto?"
"Ma non l'avrei mai fatto, ma… è successa una cosa assurda. Ho fatto un sogno".
"Un sogno".
"Nitido, come nero su bianco, una specie di ordine: gioca! E poi una bicicletta. Ho sognato che pedalavo".
"Hai sognato di pedalare?"
"Insomma non so che mi ha preso, non l'avevo mai fatto. Ho controllato su Supernet, la bicicletta è…"
"52, sulla ruota di Sanmarco".
"Proprio il numero che non esce mai, quello dei miliardi! Pensavo che fosse la volta buona. Sono stata così stupida, vero?"
"Sì, sei stata stupida, ma non è tutta colpa tua. Ed è strano il sogno che hai fatto".
"Perché?"
"Devo averlo fatto anch'io".
"E hai giocato?"
"No, no. Ma è molto strano".
"Ti prego, non dir nulla alla puttana".
"Non dirò nulla ad Assunta, ma tu devi fare pace con lei. E tra due giorni avrai i soldi".
"Mac, nessuno ci farà un altro prestito".
"Niente prestiti. Chiederò un anticipo. C'è una persona che mi ha offerto un lavoro".
"Un altro?"
"Un altro, sì. Non mi lasci molta scelta".
"Se tu sapessi che vergogna…"
"Mi posso immaginare, ma adesso basta. Ti ho detto che non è tutta colpa tua. Adesso dormi".
"Non posso dormire".
"Dormirai".

Ci siamo a lungo vegliati a vicenda, abbracciati. Il respiro regolare di Letizia, nell'altra stanza, si mescolava alle battute di un programma Supernet in replica.
Il volume.
Non si controlla più.
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Il Trimonio spiegato a mia figlia

"Papà-Mac?"
"Sì?"
"Perché la mamma vuole bene a un altro uomo?"

Caro Leonardo,
non era senz'altro ieri sera che mi sarei messo a spiegare il Trimonio alla mia piccola Leti.
Non mentre le cose sembravano filare liscie, tutto sommato. Assunta non si era presentata a cena con una scusa qlsiasi. Apparecchiando, Concetta aveva annunciato a monosillabi che non avrebbe mangiato, perché aveva mal di testa anzi sonno anzi nausea e si ritirava in camera, e i piatti li avrei lavati io. Leti si era subito offerta di aiutarmi, per il grande amore che porta al profumo del detersivo al limone. Così avevamo stabilito che lei avrebbe risciacquato i piatti che le passavo, e intanto avremmo parlato di come vanno le cose a scuola.

Ma Leti non aveva voglia di parlare della sua scuola. Voleva invece parlare del nostro Trimonio.

"Papà-Mac?"
"Sì?"
"Perché la mamma vuole bene a un altro uomo?"

Anche questa doveva succedere prima o poi, ma proprio ieri sera?

"Tesoro, sono cose che capitano ai grandi. Anche tu, quando-sarai-grande…"
"Papà no, quella frase era vietata. Lo avevi promesso!"
"Hai ragione".
"Tu lo conosci, l'uomo che piace a mamma Sunta?"
"Sì, credo di sì".
"È il dottore, quello da cui siamo andati per il vaccino, te lo ricordi?"
"Certo"

(Assunta aveva deciso d'informarci della sua relazione un giorno d'autunno che pioveva, e Supernet ogni mezz'ora interrompeva le trasmissioni con paurosi bollettini sull'incredibile virulenza del bacillo influenzale in arrivo dalla Corea, mentre Concetta faceva e rifaceva i conti di casa senza trovare i denari per vaccinare la bambina.
"Conosco un uomo all'Ospedale Maggiore", aveva detto.
Un uomo).

"Certo che mi ricordo".
"A me sta simpatico, lo sai?"
"Bene".
"Papà, ma lui non può venire a stare con noi?"
La piccola, ecco dove voleva arrivare… "No, tesoro, no. Lui non può entrare nella nostra famiglia".
"Però la mia compagna di banco, l'Elisabetta, lei ce li ha due papà, e vivono tutti e due insieme con lei".
"E quante mamme ha l'Elisabetta?"
"Una".
"Lo vedi? Lei ha due papà e una mamma: totale, tre. Tu hai due mamme e un papà: quanto fa?"
"Fa sempre tre".
"Certo, per questo si chiama Trimonio. Ognuno deve avere tre genitori, questa è la regola".
"Ma perché proprio tre?"
"Tesoro, tre è il numero perfetto. Vedi, una volta, quando il Trimonio non c'era, la gente era triste, le famiglie nascevano e morivano in un niente, i papà e le mamme si litigavano i bambini, tutta un'enorme confusione senza senso, mi segui?"
"Sì".
"Finché un giorno un gruppo di persone, che si riuniva in segreto per cercare di risolvere i problemi del mondo, decise di studiare con attenzione la faccenda e cercare di proporre delle soluzioni nuove. Qualcosa a cui nessuno avesse pensato prima".
"Chi c'era questo gruppo di persone?"
"Tesoro, nessuno lo sa. Si trovavano in segreto, appunto".
"Ma tu non c'eri?"
"No, beh, io… andavo e venivo, portavo il carrello con le paste. Ma è stato tanto tempo fa, sai. Insomma, questo gruppo di persone, che sono i fondatori del Teopop, si consultarono un uomo molto intelligente. Gli dissero: abbiamo grossi problemi coi rapporti di coppia. Gli uomini e le donne non fanno che litigare, e poi ci sono anche uomini che vogliono stare con altri uomini, e donne che vogliono stare con altre donne, e questi uomini e queste donne vogliono ugualmente crescere dei bambini, il che ci pone altri problemi di natura etica che non abbiamo più voglia di porci, perché sono irresolubili e in definitiva una gran perdita di tempo; potresti risolverci tutte queste complicazioni, e farlo in fretta, per favore? Perché noi tra una settimana facciamo un colpo di stato e andiamo al potere".
"Cosa vuol dire colpo di stato?"
"Scusami, non importa. L'importante è che questo uomo molto intelligente, che si chiamava Arci…"
"Quello che faceva gli esperimenti con te?"
"Proprio lui. Be', lui ci pensò su una mezz’oretta e poi disse: avete mai pensato che forse il problema è la coppia? Perché non proviamo a inventarci qualcos'altro, qualcosa di più stabile? La coppia è un concetto incerto, traballante, come la bicicletta, se non è in movimento cade. Non è molto più stabile il triciclo?"
"Cosa c'entra il triciclo, papà?"
"Era un esempio per spiegare la grande differenza che c'è tra una Coppia e un Trimonio. La Coppia deve sempre sorvegliare il suo equilibrio; il Trimonio invece è stabile, perché è sorretto da tre persone, come le ruote di un triciclo, e se una delle tre persone ha problemi, ce ne sono ancora due su cui si può contare. All'inizio però la gente non ne voleva sapere".
"Perché?"
"Sai, la gente non si fida delle cose nuove. Dicevano: da che mondo e mondo si è sempre fatto in due. E Arci rispondeva: ma guardatevi attorno, signori. Non vi è mai venuto in mente che da che mondo e mondo si è sempre fatto male, che sarebbe ora di provare a fare un po' meglio? Ma loro scuotevano la testa e dicevano: se aumentiamo le persone in una famiglia, aumenteranno anche i litigi".
"E lui cosa rispondeva?"
"Lui spiegava che i litigi di coppia sono i peggiori, perché si è sempre uno contro uno, e nella maggior parte dei casi uno deve cedere di sua spontanea volontà, e questo alla lunga lo avvelena. Mentre quando si è in tre o più, i litigi sono più facili da contenere, perché, per esempio, si può votare, e ci sarà sempre una maggioranza e una minoranza; oppure, molto spesso quando due litigano la terza persona cerca di rimetterli d'accordo".
"Come tu con le mamme?"
"Sì, vedi. Probabilm se avessi una sola mamma, e lei non fosse qui ora, io sarei molto arrabbiato con lei".
"Come mamma Cetta".
"Ma siccome mamma Cetta è già molto arrabbiata, io sono portato a sentirmi meno arrabbiato di lei, perché devo stare nel mezzo. Arci questo lo capiva, ma gli altri non gli credevano. Gli dicevano: non puoi generalizzare queste cose".
"E lui?"
"E lui rispondeva, perché no? Anche voi non fate che generalizzare i rapporti di coppia, perché io non posso generalizzare quelli in tre? Solo perché non si sono ancora visti? Ma appena si vedranno, sembreranno naturali e imperfetti come se fossero sempre esistiti. Altri gli dicevano: ma noi siamo cristiani e la Bibbia non lo permette".
"Davvero?"
"Macché, infatti lui rispondeva: la Bibbia è un libro molto grande, sfogliatelo bene e vedrete che vi permette qlsiasi cosa".

(Continua).
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Un'idea di amore.
Amore è anche una persona che parla la tua lingua, finalmente.

Karaoke esistenziale, ciak! 14

All around the world
everywhere I go
No one understands me
no one knows
What I'm trying to say

Everywhere I go
no one understands me
They look at me when I talk to them
And they scratch their head
They go: "what's he trying to say?"

But you
you speak my language

All around the world
everywhere I go
No one understands me
no one knows
What I'm trying to say

Even in my home town
My friends make
me write it down
They look at me
when I talk to them
And they shrug their shoulders,
They go: "what's he talking about?"

But you
you speak my language

Kabrula kaysay Brula
Amal amala senda
Kumahn Brendhaa
Kabrula kaysay Brula
Amal amala senda
Kumahn Brendhaa
Brendhaa
Brendhaa
Brendhaa

Giro per il mondo,
e ovunque me ne vada
nessuno mi capisce,
nessuno comprende
quello che cerco di dire.

In qualsiasi posto
nessuno mi capisce
quando parlo mi guardano
e si grattano la testa:
"Ma cosa sta dicendo?"

Ma tu,
tu parli la mia lingua

Giro per il mondo,
e ovunque me ne vada
nessuno mi capisce,
nessuno comprende
quello che cerco di dire.

Anche al mio paese,
i miei amici se lo fanno
mettere per iscritto.
Quando parlo mi guardano
e poi alzano le spalle
"Ma di cosa sta parlando?"

Ma tu,
tu parli la mia lingua

Kabrula kaysay Brula
Amal amala senda
Kumahn Brendhaa
Kabrula kaysay Brula
Amal amala senda
Kumahn Brendhaa
Brendhaa
Brendhaa
Brendhaa

Morphine, You speak my language,dall'album Good (1992)

In ricordo di Mark Sandman (1952-1999), che parlava la mia lingua.

E a proposito: vi amo.

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Anche i ricchi piangono
(e hanno tutta la nostra solidarietà)


Ma noi (e intendo proprio io e te), a che generazione apparteniamo?
È una storia vecchia. Direi che si tratta di una generazione di passaggio (come tutte), che fa discretamente fatica a crescere (come tutte), e che è composta più o meno da una quarantina di persone che mi conosco e mi stanno simpatiche, quasi tutte comprese tra Bologna e Reggio, con casuali propaggini in altre città della penisola.

Questa generazione avrà senz’altro le sue tradizioni e i suoi svaghi, molto interessanti da rievocare, mentre tutte le altre generazioni intorno sbadigliano. Qual era il nostro telefilm preferito? E il cartone animato? Cosa cantavamo intorno al fuoco sulla spiaggia? C’è un libro, una marca di scarpe, una droga, una lettera dell’alfabeto che ci possa identificare? Per me andrebbe bene anche Lambrusco Generation, ma tu sei astemia e fai le smorfie, come non detto.

E quando la nostra generazione va al cinema, cosa guarda? Per prima cosa guarda il prezzo del biglietto, e non è una battuta. Quest’estate la mia generazione era in vacanza in Spagna e passava più tempo a studiare i menu dei ristoranti che a mangiare. Potremmo chiamarla Nice Price Generation: ha studiato, sa cos’è buono e pretende di consumarlo, ma non sempre se lo può permettere. Cavalca con passione tutte le tendenze finto-povere, nella speranza di riuscire a passare l’inverno con la giacca dell’anno prima. Perché in effetti il sushi è buono, ma pensa che colpo se lo gnocco fritto andasse di moda. 

Perciò va al cinema i giorni dispari (prezzo tagliato), cercando di non farsi fregare. Diffida naturalmente dei kolossal, e non ha apprezzato molto la svolta splatter di Scorsese. L’appartamento spagnolo meglio di no, perché la nostra generazione non c’è andata, in Erasmus. Oh, ci sarebbe piaciuto. Ma costava un po’ e non abbiamo mai avuto il coraggio di chiederlo alla generazione dei nostri genitori.

Così andiamo a vedereil film di Muccino, un regista che nei suoi film “indaga sui rapporti tra le generazioni”. E che almeno è un ragazzo sveglio: infila nei suoi film il maggior numero di personaggi possibili, così è costretto a lavorare per sottrazione, a condensare una sequenza in una scena, un dialogo in un’occhiata: e intanto il pubblico resta sveglio, anche se i critici preferiscono ritmi più lenti. Molti entrano per vedere un ritratto destabilizzante della loro generazione, e anche noi, nel buio della sala, facciamo finta di destabilizzarci un po’. Anche se le generazioni di Muccino pagano d’affitto in un mese quello che noi guadagnamo in tre.  

Dunque più o meno andrà così: tra vent’anni avremo un bell’appartamento, nostro figlio ci fregherà il bancomat per comprare fumo da offrire a tutta la sua classe, nostra figlia sognerà di fare i calendari, noi continueremo ad alimentare i fuochi di paglia delle nostre velleità di ragazzini, quando volevamo scrivere un libro o fare gli attori. Ogni tanto andremo in crisi, ogni tanto faremo la pace. Andrà così?
Beh, magari.

Se tutti i problemi della mia vita dovessero consistere nel vivere in tre camere, cucina e soggiorno di un quartiere signorile, nel fare un lavoro noioso con un capo che posso permettermi di mandare affanculo, nel dover scegliere, a 45 anni, tra Laura Morante e Monica Bellucci… io ci farei la firma.

Ma temo che la mia vita non andrà così, perché sono precario, e ho sentito dire da fonte autorevole che la precarietà invecchierà con me. L’inflazione galoppa, i buoni del tesoro sono carta straccia, e mi pare che la guerra non stia aiutando le borse e i mercati. Anche se dicono che sarà una guerra breve (ma allora perché la chiamano “Infinita”?)

Per tutti questi motivi, temo che non riuscirò mai a permettermi quell’appartamento, e forse non avrò nemmeno le risorse per riuscire a mantenere un paio di figli stronzi. Credo che continuerò ad avere un lavoro difficile, e non finirò mai il mio romanzo, probabilmente non lo inizierò nemmeno. Credo che la mia compagna, anche volendo, non avrà il tempo di fare teatro, perché continuerà a lavorare più di otto ore al giorno. E se avremo amanti, saranno poveri cristi come noi, non registi di teatro, non Moniche Bellucci, e non avranno seconde case al mare in cui ospitarci. Insomma, in fin dei conti forse questi amanti non li avremo proprio, sotto un certo standard economico l’adulterio perde ogni romanticismo, diventa una povera, squallida cosa.

Di più: credo che se dopo vent’anni di società precaria esisterà ancora il bancomat, e io sarò stato così fortunato da conservare il mio, me lo terrò ben stretto, e se mio figlio lo userà per comprare un etto di fumo, prima lo romperò di botte, poi lo costringerò a rivendere quel fumo nella sua scuola per restituirmi il maltolto con gli interessi. Perché la precarietà rende tutti più nervosi e violenti, e la mia generazione non farà eccezione.

E credo che il giorno che mi capiterà un incidente, tipico deus ex machina delle moderne sceneggiature, forse dovrò indebitarmi per pagare l’operazione, forse non potrò permettermi una riabilitazione a regola d’arte. Insomma, forse alla fine resterò su una sedia a rotelle. E a quel punto tu dovrai volermi bene a tutti i costi, o assumere una badante più precaria di me, che mi spinga lungo il viale del tramonto aggirando le barriere architettoniche.

Insomma, credo che le cose non andranno così bene per noi due. Abbiamo contro tutte le statistiche del mondo, il buco dell’ozono, le micropolveri, le pensioni che paghiamo agli altri e che nessuno pagherà a noi. Meglio non pensare troppo al futuro. Meglio infilarci in un cinema, a guardare le case e le scenate di persone che anche se vanno in crisi stanno comunque meglio di noi. Così come una volta andava di moda la decadenza asburgica, destini infelici in un tripudio di stucchi e waltzer, così ora va in scena la decadenza della borghesia italiana. Ma il vero modello resta il Sudamerica: loro lo sanno da vent’anni, che gran consolazione sia per la povera gente sapere che Anche I Ricchi Piangono.

E noi piangiamo con loro, amore. È un momento difficile per incontrarsi, per volersi bene, per guardare avanti. Ma è il nostro momento. Tra un po’ scorreranno i titoli e si tratterà di uscire. Ma io non ho paura, almeno finché mi tieni la mano. E tu?
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